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I giovani africani.
Barriere e potenzialità trasformative per il futuro dell’Africa.

Negli ultimi decenni, la popolazione africana ha registrato una crescita costante, posizionando il continente al secondo posto nello scenario demografico globale. Nel 2020, l’Africa contava oltre 1,3 miliardi di abitanti, con più di un terzo della popolazione compreso tra i 15 e i 35 anni e il 70% sotto i 30 anni. Questa caratteristica rende il continente il più giovane al mondo e, inoltre, si stima che entro il 2050 un giovane su tre nel mondo vivrà nell’Africa Sub-Sahariana. Una tendenza che consolida l’importanza del ruolo giovanile nello sviluppo economico, sociale e politico del continente, configurando i giovani africani come una risorsa trasformativa essenziale per il futuro dell’Africa.

La giovane popolazione in crescita caratterizza quindi il panorama demografico africano e rappresenta un elemento critico per comprendere il processo di sviluppo socio-economico del continente. Se da un lato questa realtà pone sfide significative a causa sia della pressione demografica stessa che di strutture culturali, sociali e politiche che limitano l’empowerment giovanile, dall’altro costituisce un’opportunità unica per un cambiamento trasformativo. Tuttavia, per rispondere efficacemente a questa crescita, sono necessari investimenti strategici in occupazione ed empowerment, accompagnati dalla creazione di ambienti favorevoli all’associazione e alla partecipazione attiva dei giovani, in grado così di assumere dei ruoli di responsabilità e di leadership.

È la Carta della Gioventù Africana dell’Unione Africana (2006) che definisce i giovani africani come una risorsa fondamentale per il futuro dell’Africa. Se adeguatamente valorizzati, possono diventare una forza propulsiva per il cambiamento. Tuttavia, permangono ostacoli significativi, soprattutto di natura socio-economica e politica, che limitano la loro capacità di incidere sullo sviluppo del continente. L’ostilità degli ambienti politici ed economici e le rigide barriere strutturali hanno frenato la nascita di una leadership giovanile attiva. Gli ostacoli citati infatti hanno compromesso l’autonomia dei giovani, riducendo la loro capacità di organizzarsi e promuovere cambiamenti significativi.

Le principali cause di tali ostacoli individuati come restrizioni all’autonomia giovanile, sottolineando l’urgenza di interventi mirati, si configurano nelle seguenti barriere:

  1. Barriere culturali e sociali: la tradizione gerontocratica africana limita le opportunità per i giovani di assumere posizioni di leadership, spesso riservate agli anziani. Questa esclusione crea un divario di conoscenze e formazione nel campo della leadership e marginalizza i giovani dalle discussioni sullo sviluppo socio-economico, relegandoli al ruolo di “leader del futuro” senza una reale partecipazione nel presente.
  2. Disoccupazione giovanile: tra i giovani africani, la disoccupazione limita le opportunità di crescita e sviluppo, rendendo difficile l’accesso alle risorse economiche e alla formazione professionale necessaria per acquisire esperienza e competenze di leadership.
  3. Mancanza di istruzione e formazione: in molti paesi africani, pochi giovani riescono a completare la scuola secondaria a causa delle difficoltà di accesso all’istruzione, una condizione particolarmente accentuata nelle aree rurali. Questa situazione riduce drasticamente le opportunità di partecipazione attiva allo sviluppo locale e nazionale.

Tra i problemi rilevati emerge inoltre la frammentazione dei percorsi educativi che influisce in modo significativo sulla capacità dei giovani di assumere ruoli di responsabilità. In Africa Sub-Sahariana, solo un terzo dei ragazzi e poco più di un quarto delle ragazze si iscrive alla scuola secondaria. Questa situazione presenta un nesso diretto con la disoccupazione giovanile che alimenta una condizione di vulnerabilità sociale ed economica.

I fattori citati generano così un circolo vizioso che impedisce ai giovani di ricoprire ruoli di responsabilità, allontanandoli progressivamente dalle dinamiche decisionali. La mancanza di partecipazione attiva alimenta ulteriormente la loro marginalizzazione e il mancato riconoscimento del loro potenziale trasformativo. Uno scenario che limita così le opportunità individuali e nega anche la possibilità di beneficiare dell’energia, della creatività e della resilienza dei giovani stessi. La loro capacità trasformativa rimane dunque inespressa, frenata da barriere strutturali politiche e sociali sulle quali si dovrebbe lavorare investendo più nei giovani e nella loro capacità di leadership così che il potenziale delle nuove generazioni possa trasformarsi nel vero motore del cambiamento.